L’Europa come asse centrale

Ott 12, 2024

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“La Patria è dove si combatte per l’Idea”. Questa frase, per molti versi assolutamente affascinante, a causa di male interpretazioni, si è trasformata nel tempo in tendenze assolutamente deleterie che hanno orientato un mondo che come centro della propria militanza avrebbe sempre dovuto avere l’Europa, a tendenze terzomondiste, che è ora di lasciarsi definitivamente alle spalle.
Coloro che affermano che non basta essere europei da un punto di vista etnico per poter affermare una visione spirituale e tradizionale dell’esistenza, affermano il vero, ma ugualmente vero è che senza l’Europa come asse centrale nessuna affermazione di valori antitetici al materialismo moderno e alle sue ramificazioni di tipo liberale e marxista è realizzabile.
Non esiste alcun approccio rivoluzionario senza l’Europa; il fatto che patria sia dove si combatte per la stessa idea è vero, ma se l’idea ha come suo fondamento il bios, lo spirito di un popolo e la sua identità, alleate possono essere genti non europee soltanto se sono disposte a lottare come gli europei per la propria terra, non se nella lotta vedono un modo per conquistare l’Europa.
Allo stesso modo i valori di Tradizione che bisogna difendere, quali la gerarchia, il rito, l’etica guerriera e il cosmos non sono valori vagabondi e universalistici, sono bensì valori propri delle stirpi europee. Se in altre popoli tali valori sono presenti è perché per secoli è stata l’Europa a plasmare l’intero universo.
Yalta Conference - Wikipedia
Il fatto che dal ’45 prevalgano idee e aspirazioni totalmente antiolimpiche e antieroiche è strettamente connesso al fatto che l’Europa non sia più il centro dell’universo e le egemonie siano collocate a Occidente e Oriente, cosa fra l’altro altamente simbolica della sintesi che contraddistingue l’europeo da sempre, rispetto agli assolutismi propri di società prearie e caotiche. Il ritenere taluni occidentali biologicamente della stessa stirpe degli europei spesso più degenerati di uomini di altre etnie è giusto, nella misura in cui si è consapevoli che certi occidentali altro non sono che lo strumento per far si che i virus dell’omologazione prevalgano e le stirpi di origine aria non ritrovino più le proprie dimensioni. Se, viceversa, diventa un antiamericanismo simile a quello dei compagni, atto a propagare di conseguenza tesi terzomondiste e profondamente antitetiche a tutto ciò che è opera del colonialismo bianco, altro non si diventa che l’altra faccia della medaglia della volgare pletora marxista che infesta la nostra Europa, affinché a restare intatta e dominante sia l’ideologia del gran mercato.
Considerare il liberalismo e il comunismo come cancro, significa innanzitutto disprezzarne la loro mentalità intrinseca, pregna di astrattismo e di “umanitarismo”. La tradizione non è una vaga categoria umana, è un principio che si incarna nello spirito, in uno spirito non nomade, bensì radicato nel sangue, nelle ossa, nel cuore e nelle menti degli europei. Ricordarsi di ciò è il primo altolà al mondo moderno, in cui gli europei sono le vittime principali perché primo ostacolo per la realizzazione di un universo livellato e imbastardito.