Plinio il Vecchio (I sec.) ha scritto nella Naturalis Historia (libro III, 14, 112):
Iungetur his sexta regio Umbriam complexa agrumque Gallicum citra Ariminum. Ab Ancona Gallica ora incipit Togatae Galliae cognomine. Siculi et Liburni plurima eius tractus tenuere, in primis Palmensem, Praetutianum Hadrianumque agrum. Umbri eos expulere, hos Etruria, hanc Galli. Umbrorum gens antiquissima Italiae existimatur, ut quos Ombrios a Graecis putent dictos, quod in inundatione terrarum imbribus superfuissent.
‘’Si congiunge la Sesta Regione a queste [altre Regioni], che comprende l’Umbria e la terra dei Galli prima di Ariminum [odierna Rimini]. Da Ancona inizia la regione costiera abitata dai Galli denominata Togata Gallia [ossia le terre abitate dai Galli che indossano una loro tipica toga]. I Siculi e i Liburni possedevano molte parti di questo tratto, e principalmente i campi [le aree coltivabili denominate] Palmensis, Praetutianus e Hadrianus. Gli Umbri li espulsero [Siculi e Liburni], gli Etruschi espulsero gli Umbri, i Galli espulsero gli Etruschi. Si considera che gli Umbri siano una stirpe antichissima, e reputano che fossero dai Greci chiamati Ombri, perché essi sarebbero sopravvissuti all’inondazione delle terre portata dalle piogge’’.

In cartina, Regio VIII Aemilia (in alto, bordo rosa); Regio VII Etruria (bordo arancio); Regio VI Umbria et Ager Gallicus (bordo verde); Regio V Picenum (in basso, bordo rosa)
Innanzitutto, qual era questa ‘’Sesta Regione’’? Abbiamo a che fare con la suddivisione amministrativa di tutto il territorio italiano in 11 regioni inaugurata durante il principato di Ottaviano Augusto, precisamente nella prima decade del I sec., ab Alpibus ad Siculum fretum ‘’dalle Alpi allo Stretto di Messina’’ (sebbene Plinio nel suo testo procedesse nel modo inverso), e questa Regio VI, detta anche Umbria et Ager Gallicus ‘’Umbria e la terra dei Galli’’, comprendeva un variegato territorio che partiva da poco più a Sud dell’attuale Rimini (Romagna), dove aveva fine la Regio VIII, precisamente dal corso fluviale di Crustumium fino a quello del fiume Aesis (attuale Esino), quel tratto costiero percorribile tramite Via Flaminia e denominato Ager Gallicus, da dove poi aveva inizio la Regio V del Piceno (Marche), comprendente l’attuale territorio tra Ancona ed Adria ; e nell’entroterra si espandeva fino ad inglobare tutto il versante orientale dell’attuale Umbria, al di là dell’alto e medio corso del Tevere, che a sua volta la separava dalla Regio VII comprendente la restante parte dell’Umbria e gran parte dell’attuale Toscana . Umbria era detta infatti perché territorio degli Umbri, antico popolo indoeuropeo di ceppo osco-umbro (dunque imparentati ai Sanniti, ai Sabini etc.), disceso da Nord, partendo da una sede ancestrale collocabile nella Germania meridionale ai tempi della Cultura di Remedello, e portatore della Cultura delle tombe a fossa, quando esso era ancora un tutt’uno con quei popoli che poi emersero come Sabini e Sanniti (da cui la denominazione etnolinguistica di gruppo osco-umbro). Lungo la costa adriatica attraversata dalla Via Flaminia, nel tratto compreso tra i due fiumi Crustumium ed Aesis (due idronimi presentanti radici semantiche di origine sicula ben evidenziate nei miei studi), a partire dall’attuale Romagna (a Sud di Rimini) fino al Piceno (a nord di Ancona), dunque per tutto il territorio marchigiano con al centro la bellissima Fano, vi era quell’area occupata dalla tribù celtica dei Senoni (proprio quelli che capitanati da Brenno entrarono nell’Urbe). Ed oltrepassando Ancona (centro fondato dai Siculi guidati da Filisto, noto storico e generale siracusano al servizio di Dionisio I, tiranno di Siracusa) fino all’attuale Abruzzo, si estendeva lungo la fascia costiera la Togata Gallia: proprio lì, Siculi e Liburni, due nationes dello stesso ceppo indoeuropeo e di provenienza balcanica, abitavano in tempi molto lontani quelle terre che ancora al tempo di Plinio erano note con le denominazioni: Palmensis, Praetutianus e Hadrianus (gli ultimi due coronimi, infatti, segnavano il confine tra la Regio V Picenum e la Regio IV Samnium, approssimativamente ciò che oggi può essere visto come il confine tra Marche ed Abruzzo); le quali dai Siculi passarono agli Umbri, da questi agli Etruschi e successivamente ai Galli, ovvero ai celti Senoni. Abbiamo così quattro arrivi di popoli differenti, provenienti da luoghi differenti ed in periodi preistorici e storici diversi. È possibile a questo punto formulare date e fare una ricognizione dei luoghi suddetti. La Quinta Regione, che al tempo di Plinio era abitata dai Piceni, popolo sempre di ceppo osco discendente direttamente dai Sabini (ed ivi giunti a seguito del Ver Sacrum, inseguendo il picus, ossia il picchio verde consacrato al Dio Mamers, Marte in lingua osca, e da cui essi stessi ne hanno tratto il nome, Picentes) , fu invero la prima residenza dei Siculi sbarcati dai prospicienti Balcani assieme ai ‘’cugini’’ Liburni; da cui poi si espansero in un primo momento verso Nord, fino al territorio di Cesena-Forlì, e verso l’interno prima in Umbria e poi in Toscana meridionale, giungendo successivamente nell’alto Lazio, ove rimasero fino al XV sec. a.C.
Come vedremo in seguito, nelle Marche, l’area di Recanati e del fiume Potenza presentano moltissime tracce di cultura sicula (villaggi e necropoli adiacenti, con le caratteristiche tombe a grotticella artificiale del tutto simili nella progettazione e nel rito funerario a quelle del Lazio , ma molto più antiche; fogge vascolari tipiche etc.) risalenti proprio alla prima fase d’insediamento nell’età del Rame, a partire dalla fine del IV millennio o prima metà del III millennio a.C.

Figg. 2-3: a sinistra, Picus viridis, ipostasi del Dio Marte nel rituale del Ver Sacrum, da cui traggono il nome gli oschi Piceni; a destra, arte picena, coperchio di recipiente bronzeo, rappresentante una danza rituale guerriera attorno ad un altare cilindrico sormontato da un ulteriore cippo dalla cui base fuoriescono quattro teste di lupo disposte assialmente, formanti una Crux Solaris (Museo Archeologico Nazionale delle Marche, Ancona)