La produzione editoriale e di articoli di Marcello Veneziani, è sbalorditiva, non conosce rallentamenti, e – su suggerimento di Paolo Mieli, non certo un intellettuale di Destra, era stato proposto il bellissimo libro “Vico dei miracoli” per il Premio Strega – ovviamente non ha passato le forche caudine del potere dell’intellighenzia radical-chic che ha affondato il libro, e mentre scrivo, rischia di ottenere il premio, un libro revisionistico progressista di cui non voglio citare titolo dell’opera, né nome dell’autore, ma che non fa altro che gettare fango sui fatti di ‘“Acca Larenzia”. Dimostrazione che c’è ancora molto lavoro da fare per – non dico rovesciare l’egemonia culturale – ma quantomeno, riequilibrarla. Il Governo di Centrodestra guidato dal Premier Giorgia Meloni, si sta onestamente spendendo per riuscire a intaccare questa egemonia, e il merito va soprattutto al partito trainante di Fratelli d’Italia e all’azione del ministro della Cultura, “l’indipendente di Destra” Gennaro Sangiuliano. L’aver realizzato un francobollo commemorativo dedicato al grande filosofo fascista Giovanni Gentile, può essere insufficiente per dimostrare questo sforzo; la cultura di una nazione non la si edifica certo con un francobollo, ma sul piano simbolico, è importantissimo, e possiamo certamente dire che a Sinistra, soprattutto tra le fila più radicali e militanti, il boccone amaro non è andato giù tanto facilmente. Eppure, al di là degli ideali politici di Gentile, è innegabile che il filosofo sia stato una delle menti più eccellenti del Novecento, il più grande filosofo neo-idealista assieme al liberale Benedetto Croce. Gentile, fu anche ministro dell’Istruzione del primo governo Mussolini, e realizzatore della più grande riforma scolastica della storia d’Italia. Tanti altri meriti sono da annoverare nell’instancabile azione intellettuale di Gentile, impossibile citarli tutti, ma per tutta risposta, trovò la morte, brutalmente assassinato da partigiani, solo perché fino alla fine confermò la sua adesione al fascismo, pur criticandone certi aspetti e derive, arrivando anche a difendere diversi ebrei dalle leggi razziali.
È importante però comprendere che l’attività culturale di Destra, non dipenda esclusivamente dall’azione del governo e della sua maggioranza che lo sostiene; essi possono promuoverla, facilitarne il radicarsi, ideare iniziative, realizzare riforme che spianino la strada ad un mutamento di visione ideale della società. Possono farlo, anzi, debbono farlo. Ma l’attività culturale è in gran parte autonoma, indipendente, legata alla spontanea attività di intellettuali e artisti che si sentono più legati all’area conservatrice e moderata, che non a quella progressista. È il caso, per esempio, del già citato Veneziani, che dopo lo stupendo “Vico dei miracoli”, ha sformato un altro bellissimo saggio dal titolo “L’amore necessario. La forza che muove il mondo”, edito da Marsilio e uscito a fine 2023. Il libro in questione appare l’approdo del pensatore di Bisceglie (paese nativo del filosofo), dopo un viaggio iniziato con “La cappa. Per una critica del presente” e “Scontenti. Perché non ci piace il mondo in cui viviamo”, entrambi usciti nel 2022. Lo intendo come una “trilogia” che sviluppa una tesi. Se “La cappa” alludeva ad un senso di inesorabilità che ci appare ineluttabile e immodificabile, come se oramai, politica e cultura girassero a vuoto in un mondo che sembra aver azionato il “pilota automatico”, completamente controllato dall’economia finanziaria e la tecnologia (della quale l’Intelligenza artificiale appare la minaccia finale e più letale), un sistema che con altre parole potremmo definire “globalizzazione mondialista” o “Nuovo Ordine Mondiale”, con “Scontenti”, Veneziani descriveva gli effetti umorali e morali che questa consapevolezza di inutilità umana comportava; la fine – non solo delle ideologie, ma della politica – completamente alla mercé di un sistema tecno-finanziario, ove non c’è spazio alcuno per idee e valori. Ma in questo saggio, Veneziani già traccia uno spazio di “speranza”, uno specchio di luce che “squarcia la cappa”; la scontentezza non come avvilente resa, assuefazione ad una “fine della storia”, di impossibilità di modificarne gli eventi, bensì, la consapevolezza che c’è un problema sociologico che provoca uno stato di “sofferenza esistenziale”, il quale, invece di paralizzarci, può essere inteso come “molla” per una reazione, una risposta, un tentativo di uscire dallo stato di apatia. Distinto dalla accidia, il non “accontentarsi”, il non riconoscersi nel mondo e nella società attuale, è il chiaro sintomo di un dissenso con il potere, e il primo passo per una reazione individuale e collettiva. E si giunge così al suo ultimo saggio “L’amore necessario”, ove Veneziani scorge nell’amore (in senso universalistico) lo strumento ideale col quale l’umanità può e deve riscattarsi dalla “cappa” e dalla “scontentezza”.
Appare evidente che con il passare degli anni, Veneziani sembra “incupirsi”, scivolare nel pessimismo, e nell’apolitico. Veneziani non è neutrale, egli resta un intellettuale nell’area “conservatrice”, non ostile all’attuale maggioranza di governo, ma neppure, “organico”, o costretto ad aderire completamente con il suo operato, anzi, libero di sviluppare un pensiero critico e autonomo che possa pungolare “da Destra”, l’azione del primo governo a traino del partito della “fiamma tricolore”. Se i suoi libri del passato erano più esplicitamente politici, “ideologizzati”, adesso Veneziani si fa evanescente, astratto, vola in alto, nella pura saggistica filosofica, ergo, egli va molto più in profondità, trascende la politica dei partiti, e arriva al nocciolo dell’esistenza, a quei valori interiori che precedono la politica o la oltrepassano. Questo non esenta Veneziani a mantenere saldamente la sua collocazione in una visione d’insieme che, almeno teoricamente, continua idealmente un percorso metapolitico coerente con tutta la sua vita e tutta la sua militanza. Lo dimostrano i capitoli che scandiscono questa sua questa ultima fatica saggistica, che suddivide il concetto di “amore”, in una ideale “scala” a “gradini” che salgono in alto, tenendo legati l’astratto filosofeggiare con il concreto applicarsi politicamente (pur non citando mai esplicitamente politica e partiti). Se il preambolo enuncia il problema contemporaneo del “Io amo io”, ovvero, il narcisismo egoistico di una società appiattita sul nichilismo liberista e progressista, Veneziani procede, con una serie di capitoli che scandiscono l’amore dalla sua dimensione più individuale, a quella comunitaria: “Amor di via”, “Per amor tuo”, “Amor familiare”, “Amor di sapienza”, “Amor patrio”, “Amor mundi”, “Amor fati”, “Amor di Dio”, “Amor di verità”, e si conclude con una postilla: “Solo l’amore può salvarci dall’Intelligenza artificiale”
Come appare evidente, valori eterni della Destra – in tutte le sue emanazioni – emergono chiaramente come, Dio Patria e famiglia. L’amore viene descritto da Veneziani come la forza primordiale ed eterna che “muove il mondo” (Dante docet) e che innalza l’individuo verso l’unione e l’umanità.
È superfluo dire che chi milita, simpatizza o vota a Destra, dovrebbe leggere libri essenziali come questi; l’azione riformatrice della politica, non è sufficiente; occorre seminare sul piano artistico, culturale e intellettuale; occorre leggere e promuovere quelle idee-forza senza le quali un mutamento antropologico, ideale, valoriale non è neppure immaginabile. Come tradurre in risultati politici e legislativi la visione culturale della Destra, resta una questione aperta.