La lunga vita del Diritto romano

Lug 15, 2024

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Se la filosofia fu la materia che caratterizzò i Greci, lo stesso possiamo dire della giurisprudenza per i Romani: 13 secoli di esperienza giuridica hanno plasmato epoche e gettato le basi del diritto moderno, come vedremo in questo articolo.

Canonicamente, quando si parla di diritto romano, prendiamo in considerazione il periodo di tempo che va dal 753 a.C. al 565 d.C., data della morte dell’imperatore romano d’Oriente Giustiniano I: colui che tentò l’agognata restauratio imperii, ossia il tentativo di riconquistare la pars occidentalis dell’impero, caduta nel 476 d.C. Il ruolo di questo imperatore fu talmente rilevante per l’epoca medievale che lo stesso Dante Alighieri lo menziona nella Divina Commedia nel canto del Paradiso:

«[…]Cesare io fui e son Iustiniano,
che, per voler del primo amor ch’i’ sento,
d’entro le leggi trassi il troppo e ‘l vano[…]»

Il merito di questo imperatore, tanto da meritarsi un posto in Paradiso, fu l’accurata opera di selezione delle leggi, escludendone “il troppo e il vano”. Nel VI secolo d.C., Giustiniano percepì la necessità di riformare il diritto vigente, ormai fin troppo esteso e, in parte, obsoleto. Pertanto, nel 528 d.C. ordinò ad una commissione di giuristi e professori di revisionare l’esperienza giuridica romana e considerare soltanto ciò che ancora poteva corrispondere al diritto e alla società dell’epoca. Da quest’opera nasce il Primo Codice Giustinianeo, composto da 12 libri organizzati per argomento al cui interno prendevano posto tutte le costituzioni imperiali (decreti di diretta volontà imperatoria) ordinate in modo cronologico.

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Nel 530 d.C. con una costituzione imperiale, si avvia l’opera del Digestum: raccolta mastodontica che vede la revisione di 2000 opere giurisprudenziali dei precedenti 5 secoli. Nel 534 d.C. viene introdotto un nuovo codice, in sostituzione del Primo Codice Giustinianeo, che prende il nome di Codex repetitae praelectionis. La terza opera della Compilazione Giustinianea, invece, è rappresentata dal libro Institutiones che doveva fungere da testo accademico per i futuri giuristi. Il lavoro di riforma giuridica della Compilazione Giustinianea portò quindi alla stesura di tre opere che attraversarono il medioevo, arrivando a noi, ossia: Secondo Codice Giustinianeo, Digestum e Institutiones.

A testimonianza di ciò, nel XVI secolo, venne stampata integralmente una raccolta col nome di “Corpus Iuris Civilis” che racchiudeva proprio questi tre documenti giuridici. Tuttavia, occorre precisare che il diritto romano nel corso del medioevo ebbe due vite separate. Per quanto riguarda il diritto privato romano, la svolta si verificò con l’incoronazione di Carlo Magno nel 800 d.C. e la nascita del Sacro Romano Impero portando alla supremazia del diritto romano su quello di origine barbarica.

16 aprile 529 - Entra in vigore il Codice Primus di Giustiniano | Massime  dal Passato

In precedenza, questa distinzione tra diritto romano e barbarico fu particolarmente rilevante nei cosiddetti regni romano-barbarici, dove si attuava il principio di personalità del diritto, assegnando uno o l’altro in base alla stirpe di provenienza. Per il diritto pubblico romano, invece, l’esperienza fu più travagliata e discontinua. Carlo Magno introdusse un sistema istituzionale del tutto rivoluzionario: il feudalesimo, un sistema di potere basato sulla fiducia che poco aveva a vedere con la tradizione romanistica del diritto pubblico. Per evitare che passasse l’idea che il diritto feudale fosse inadatto, il diritto pubblico romano fu completamente abbandonato ai fini degli studi accademici per tutta la restante durata del medioevo.

Tuttavia, con la rivoluzione francese ci si pose il problema di ricostruire un sistema istituzionale alternativo alla monarchia assoluta e si dovette trovare un modo autorevole di legittimare la nuova forma di Stato. Questa legittimazione fu trovata attraverso la riscoperta del diritto pubblico romano del periodo repubblicano. Da qui la nascita della Repubblica Francese. In netta opposizione alla dottrina rivoluzionaria francese fu quella tedesca capeggiata dal filosofo Hegel la quale trasse la sua legittimazione dal diritto pubblico imperiale segnando una netta distinzione tra le due scuole di pensiero. Da qui la nascita del Reich Bismarckiano.

A partire dall’età moderna si avviò il lento e costante processo di codificazione cioè il passaggio dal diritto romano in lingua latina ai codici strutturati in lingua nazionale e la conseguente nascita delle costituzioni e del diritto che noi oggi conosciamo. I testi giurisprudenziali romani sui quali i giuristi basarono le codificazioni hanno influenzato fortemente il diritto e la cultura giuridica moderna, in piena continuità con quella che fu l’esperienza romana.