Intervista all’Istituto Carlos V “para la larga memoria Europea”

Lug 13, 2024

Tempo di lettura: 5 min.

Instituto Carlos V

Se l’Institut Iliade nasce sulla cima dell’Olimpo a pochi mesi dal sacrificio di Dominique Venner, formandosi sulle idee da lui delineate, l’Instituto Carlos V para la larga memoria Europea ha visto la luce a Tarragona (antica città romana di Terraco, sulle sponde del Mediterraneo) nel recente 2022. Una breve ma intensa storia, che vogliamo assolutamente ripercorrere.

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Anche in Spagna, dunque, brilla la fiaccola accesa da Dominique Venner. Come e perché nasce l’Instituto Carlos V? Quali sono i cardini della sua attività? 

Certamente! Il messaggio lanciato da Venner nel suo sacrificio, nel suo esempio e nella sua opera è anche la parola d’ordine degli identitari spagnoli: vivere da europei, riscoprire le origini, e ciò che ha configurato una civiltà millenaria, oggi fortemente minacciata sia esternamente che internamente. L’obbiettivo è chiaro: dotare i nostri giovani di una salda prospettiva identitaria, di un centro di gravità, di una motivazione militante che riconosca giustamente le eterogeneità che ci definiscono come spagnoli, ma che allo stesso modo ci porti a difendere la nostra grande patria, l’Europa, e i legami innegabili che uniscono tutti i popoli che la abitano: diritto, filosofía, biologia, musica, letteratura, cibo, lavoro, religione, natura. Non si può tutelare veramente ciò che non si conosce, o che non viene correttamente assimilato. Più o meno, i problemi che minacciano la nostra sopravvivenza sono comuni a tutti gli europei e, di fronte a simili nemici, bisogna fare quadrato in un ampio fronte culturale in grado di resistere all’avanzata dello sradicamento accelerato, e a quella “ideologia del Medesimo” denunciata da Alain de Benoist, che ci vorrebbe nulla più di semplici e ‘felici’ cittadini di un posto chiamato mondo. Quanto a noi, ci poniamo come un movimento comunitario, non solo come una somma di individui. La nostra base è composta da giovani e veterani, provenienti da tutti i settori professionali e da diverse parti della Spagna, che condividono un modo di pensare, ma anche una visione globale di comprendere e vivere la vita. Vediamo che il nostro patrimonio culturale è minacciato dalla diffusione delle spinte woke e della cancel culture, promosse dall’imperialismo anglofono, dal globalismo e dai vari collaborazionisti nell’Unione Europea. Beh, con le nostre iniziative, intendiamo partecipare in modo originale, innovativo e il più deciso possibile a uno sforzo più generale e quantomai imperativo: risvegliare la coscienza europea dal torpore, mediante efficaci azioni di formazione, riflessione, informazione e comunicazione.

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Il 18 e il 19 maggio di quest’anno, a Madrid, ha visto il suo debutto la “Escuela Identitaria” dell’Istituto. Come si è articolata? Quali le affinità, quali le differenze rispetto alle promotions dell’Institut Iliade? 

Innanzitutto, va detto che la Escuela Identitaria si pone sulla scia di altre iniziative precedenti. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo ricordato Venner a Madrid, nel decimo anniversario del suo passaggio, con conferenze e altro ancora, e, ancora nel 2023, si è tenuto il primo “Mercadillo Identitario” dedicato al commercio locale, che ha riunito artigiani dai quattro angoli della Spagna. Tornando comunque alla domanda, la Escuela Identitaria è servita a inaugurare un nuovo percorso per l’Instituto Carlos V, prettamente formativo, ed è durata un intero fine settimana, riunendo studenti e docenti secondo lo stile definito dall’Institut Iliade. Dal 10 del sabato alle 14 della domenica, si sono svolte sei conferenze, con l’aggiunta di due seminari pratici, dalle tematiche metapolitiche diverse: Unione Europea, nozione di Impero, identità, sistema mediatico, cinema, scrittura, esperienze di vita, umanismo tradizionale. L’obbiettivo del corso, che completa altre attività affini e si caratterizza per alto livello e originalità, è ambiziosissimo: preparare donne e uomini che, attraverso il loro sviluppo personale e le conoscenze acquisite (mediante solidi contenuti educativi, e non discorsi superficiali), sapranno impegnarsi in una vita comunitaria; i relatori sono accademici, autori e professionisti rinomati nei rispettivi campi di specializzazione, competenti per aiutare gli studenti iscritti a stimolare un pensiero veramente critico, e a mettere in discussione i dogmi della contemporaneità. Da qui, dalla nostra Escuela Identitaria, usciranno agenti qualificati dei vari campi della cultura, e attori attivi del futuro della Spagna, oltre che dell’Europa intera.

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "«Si wsilosdioseshaninftigidolamuerte los dioses han infligido la muerte a tantos hombres, es para dar cantos a los que vend vendrán»"

Nella grigia mediocrità del tempo presente, l’editoria non conforme rappresenta un mezzo di guerriglia culturale di incommensurabile importanza. Come si misura l’Instituto Carlos V in tal senso?

Assolutamente. La lettura è trasmissione, ed è proprio questo a cui mira l’Instituto Carlos V: la trasmissione di un’eredità, di un prezioso retaggio che trova nei libri i suoi più fedeli messageri. Opere classiche o moderne, narrativa o saggistica, il libro dev’essere un’arma sempre al nostro fianco, e salvaguardare l’editoria non conforme si fa imperativo. Altrimenti, prestiamo il fianco al grande rischio di non essere noi a raccontare la nostra storia, ma che siano invece i nemici della nostra Europa a farlo. In questo senso, l’Instituto Carlos V si serve del grande lavoro dell’Institut Iliade, e delle ottime traduzioni spagnole di Ediciones Fides. Titoli come Manifesto e Perchè l’Europa si risvegli, entrambi dell’Iliade, sarebbero – ad esempio – letture d’obbligo per i nostri membri, considerato il loro alto valore formativo. Senza alcun dubbio, nei nostri orizzonti vi è e rimarrà l’edizione e la promozione di libri e riviste in tutti i formati, mezzi finalizzati a ribadire la ricchezza del nostro patrimonio, e trarne linfa per una serena ma fiera affermazione della nostra identità, spagnola ed europea.

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La penisola iberica, per secoli, ha conosciuto il dominio di forze forestiere; poi, al-Andalus si è sgretolata, e i vessilli d’Europa sono tornati a garrire in Spagna. Cosa può insegnare all’uomo d’oggi una simile epopea? 

L’epopea della Reconquista ha un valore che cozza con l’attegiamento borghese attuale, intriso di impazienza e pessimismo. Se la quasi totalità della penisola è stata invasa in un solo decennio, la Reconquista è durata niente meno che otto secoli. Dal 711, la terra iberica è stata scenario di vittorie, sconfitte, avanzate e arretramenti da parte dei regni cristiani, capaci di superare i conflitti fra loro per combattere uniti un poderoso nemico esterno. Riconoscendosi come fratelli, i cristiani spagnoli hanno puntato la loro spada contro gli invasori per secoli, senza mai arrendersi e sapendosi figli di una terra occupata, mossi dalla promessa di riprenderla. Senza una valente opera di trasmissione, da padre a figlio, dai pulpiti delle chiese, nelle lezioni private per giovani aristocratici, tutto ciò sarebbe però stato impossibile. Gli atti eroici di quell’epopea sono infiniti: dalla prima vittoria di Pelagio a Covadonga (722), passando per la battaglia di Las Navas de Tolosa (1212) alla presa di Granada (1492). L’insegnamento, uno solo: dobbiamo resistere al fatalismo, che l’idea di una vittoria lontana e forse impossibile da viversi per chi, oggi, legge quest’intervista, potrebbe indurre. C’è il fuoco della nostra Europa da vegliare, un retaggio da difendere, un’identità da salvare. Nel mentre, le parole di Venner risuonano come un tamburo nelle nostre menti, e pulsano nei nostri cuori: “Credo nelle qualità specifiche degli europei, che sono temporaneamente sopite. Credo nella potenza della loro individualità, nella loro inventiva e nel risveglio della loro energia. Il risveglio arriverà. Quando? Non lo so, ma non dubito che quel risveglio arriverà”.

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