Il Nemico o la paranoia dell’antifà

Set 12, 2024

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La presenza di un nemico è essenziale per l’equilibrio dell’essere umano: da sempre, ogni tribù prima ed ogni società hanno creato un ceto militare, i guerrieri, per proteggersi dagli avversari. I conflitti con i popoli confinanti per la proprietà delle terre da coltivare o dei pascoli, determinarono nell’anima dei popoli la presenza di un archetipo condiviso da tutta l’umanità: quello del Nemico. Presenza costante nell’inconscio collettivo della specie, è la personificazione dell’Ombra, il serbatoio psichico di quello che le regole morali ritengono inammissibile.

La figura del Nemico si manifesta già nei primi mesi di vita del bambino, è l’estraneo, l’essere sconosciuto e diverso dalla mamma, vissuta come fonte d’amore e sicurezza. Durante la crescita, il Nemico viene rappresentato dalla morale familiare come il Male o il Diavolo, fissandolo nel profondo dal quale non si staccherà mai. Nei sogni, il Nemico si presenta come un essere maligno e crudele. Un elemento alieno che vive nell’inconscio individuale, parte dell’essere umano, che va integrata come ogni archetipo, quindi fatto proprio ed accettato.

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Le pulsioni più ferine emergono potenti dai recessi dell’Ombra, i contenuti più oscuri della psiche, i desideri repressi, inaccettabili, i sentimenti più bassi: l’invidia, l’avidità, la falsità, la crudeltà. L’Ombra non è cattiva, ma amorale ed indispensabile per l’equilibrio psichico, come una fogna per l’igiene di una città, senza  la quale velenosi miasmi ammorberebbero l’aria.

Senza Ombra il peggio dell’umano si manifesterebbe costantemente, il pericolo è nell’eccessiva repressione dei suoi imbarazzanti contenuti, mai liberati da sfoghi moralmente accettabili. Il superamento delle spinte inconsce dell’Ombra comporta la lotta contro il vero nemico, quello interiore, la più grande battaglia per il perfezionamento spirituale.

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Il guerriero dello Spirito si batte contro la parte bestiale, ricettacolo delle più basse pulsioni, la pietra grezza da squadrare, il piombo da trasmutare in oro alchemico, il trascendimento dell’umano nel divino. La Grande Guerra Santa delle dottrine tradizionali è la lotta per il raggiungimento del Sé, la parte divina. La Piccola Guerra Santa contro un avversario fisico è il riflesso della prima, dove il nemico diviene mezzo di superamento del dolore, della fatica e della paura. La guerra contro l’avversario deve essere preceduta dalla  conoscenza di se stessi, del proprio limite e della propria debolezza.

Il lavoro interiore consente il distacco emotivo nei confronti dell’avversario, non più nemico, ma antagonista, strumento partecipe del perfezionamento spirituale. Nello scontro tra contendenti di pari dignità come due cavalieri medioevali il rispetto era garantito dalla condivisone delle regole di appartenenza allo stesso ceto. Così il duello tra gentiluomini non si concludeva mai con la morte di uno dei due spadaccini, ma al primo sangue che lavava simbolicamente l’offesa subita.

Nel mondo moderno – invece – la guerra diviene sterminio di massa, anche di civili innocenti, con armi sempre più potenti e sofisticate che hanno eliminato gradualmente la partecipazione emotiva. Questo imbarbarimento riguarda anche lo scontro politico che ha raggiunto un livello di degrado pari solo a quello dell’intera società, dove l’onore e gli altri valori tradizionali sono da tempo scomparsi. Nell’analisi di Carl Schmitt, nella categoria del politico emerge uno specifico comportamento autonomo che non si basa su altre categorie morali o estetiche. L’unica distinzione è tra Amico e Nemico, non più antagonista, ma nemico pubblico, un alieno, percepito come essere diverso pericoloso per la società.

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Questa alterità scatena la paura che comporta la violenza, che si pretende essere giustificata dalla demonizzazione del Nemico. Discriminazione fondata sull’odio, potente sentimento ipocritamente vietato nella società nutritiva, ma in realtà espresso contro chiunque non si uniformi al Pensiero Unico.

Le forze progressiste al servizio del grande capitale cosmopolita tramite i loro cani da guardia antifascisti in assenza di Fascismo, esercitano ogni possibile censura e violenza contro il Nemico politico. Aggressioni fisiche, assalti alle sedi, esclusioni dal dibattito culturale e politico, negazione della cosiddetta “agibiltà politica” di cui le guardie del Sistema sono uniche e severe custodi. Degradare l’avversario politico a figura demoniaca, il Nemico, è sintomo di paranoia, disturbo psicotico scatenato dalla paura di essere minacciato e perseguitato. Gli antifascisti dopo ottant’anni dalla scomparsa del Fascismo, hanno creato una nuova categoria morale “il fascista”, ovviamente diversa dallo squadrista del Ventennio.  Un essere violento e spregevole, che in realtà è la proiezione dei contenuti repressi nella loro Ombra, lato oscuro, tenebroso e diabolico. Questo aspetto psichico spaventoso è il prodotto dell’odio verso chi sentono inconsciamente superiore per coerenza ed onestà intellettuale. Invidia, rabbia, rancore, ma soprattutto paura scatenano l’odio cieco che nutrono verso coloro che sentono migliori. Verso chi preserva l’identità e la sovranità del popolo, chi protegge i più poveri, le vittime del capitalismo terminale, chi ha ancora Idee forti per cui battersi. La profonda vergogna per il tradimento dei lavoratori, il senso di colpa per essere al servizio degli sfruttatori ha provocato la paranoia antifascista.

La creazione di un Nemico artificiale, il “fascista” razzista, omofobo, femminicida, giustifica ogni vile sopruso, ogni efferata violenza. Allevia il senso di colpa e genera il complesso di superiorità che nasconde quello effettivo di inferiorità nei confronti dell’odiato Nemico. La triste realtà degli antifà è l’assoluta mancanza di equilibrio, seguono improbabili fantasmi prodotti dalle loro menti spaventate. Il Sistema che li protegge e finanzia, permette loro qualsiasi nefandezza garantendo l’impunità. Ma non potrà mai dare loro il coraggio, quello rimane appannaggio esclusivo di chi si batte contro la narrazione per la Verità.