“Per quanto indietro risalga nel tempo, fino all’età in cui lo spirito non influenza ancora i sensi, ritrovo tracce del mio amore per i ragazzi. Ho sempre amato il sesso forte che trovo legittimo chiamare il bel sesso. Le mie sventure sono state causate da una società che condanna l’insolito come crimine, e ci costringe a modificare le nostre inclinazioni”.
Quella che avete appena letto è la premessa introduttiva a “Il libro bianco” di quel genio irregolare che fu Jean Cocteau. Egli, pur avendo avuto anche relazioni con donne, fu prevalentemente omosessuale. Dov’è l’aspetto curioso che vorrei indicare? Che Cocteau fu cattolico e persino fascista. Anche nell’aspetto “ideologico” fu difficilmente inquadrabile: durante la seconda guerra mondiale, strinse amicizia con Arno Breker, scultore tedesco e amico di Hitler. Da questo rapporto ottenne aspre critiche da una parte della Francia intellettuale (quella filo-progressista, s’intende), ma Cocteau si adoperò anche in un appello scritto nel 1943 nel vano tentativo di liberare e salvare Max Jacob, arrestato e ucciso dalla Gestapo. Inoltre, fu in contatto con Louis Argon e Paul Éluard, attivi nella Resistenza francese.
Non si tratta di atteggiamenti “ambigui” o peggio “opportunistici”, la storia del “collaborazionismo” di molti intellettuali francesi di orientamento fascista, è un capitolo molto controverso, e non c’è nulla di strano nel comportamento di “clemenza” di intellettuali fascisti verso coloro che avevano un orientamento opposto, accadde anche in Italia. Ma per rimanere alla Francia, i nomi degli intellettuali di orientamento vagamente nazional-rivoluzionario, sono parecchi: Jacques Benoist-Méchin, Henri Béraud, Abel Bonnard, Georges Albertini, Robert Brasillach, Charles Spinasse, Louis-Ferdinand Céline, Paul Chack, Jacques Chardonne, Alphonse de Chateaubriant, Pierre Drieu La Rochelle, Abel Hermant, Geoges Mantandon, Henry de Montherlant, Pierre Pascal, Lucien Rebatet, Charlese Maurras, Maurice Sachs; solo per indicare i più noti e certi. Questo per rinfrescare la memoria a chi sproloquia nell’affermare che la Destra non ha e non ha mai avuto intellettuali.
Cocteau (1889-1963) fu un genio poliedrico: poeta, saggista, drammaturgo, sceneggiatore, scrittore, librettista, regista e attore francese. Nel cinema, dopo il cortometraggio “Jean Cocteau fait du cinéma” del 1925, ci regala il suo primo lungometraggio del 1930 “Le sang d’un poète”, un’opera non “per tutti”, un capolavoro surrealista. Seguiranno altri 8 film.
Per tornare a “Il libro bianco” si tratta di uno scritto del 1927 e fatto pubblicare l’anno seguente, e tratta una narrazione (non si capisce bene quanto autobiografica e quanto “romanzata”), poetica della propria omosessualità, specialmente negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. Le prime copie furono stampate in numero limitato, senza che venisse menzionato il nome dell’autore, mentre la seconda edizione venne firmata ma senza riconoscerne la paternità dei disegni contenuti all’interno.
I ricordi sono legati dalla descrizione particolareggiata dell’attrazione provata dal narratore nei confronti di uno studente di liceo di nome Dargelos; in seguito descrive le prime esperienze erotiche e sessuali provate.
Il libro è infine illustrato da immagini disegnate dallo stesso autore che narrano in forma grafica i sentimenti da lui provati per i ragazzi che amava, tra cui alcuni ritratti di Jean Desbordes, poeta con cui Cocteau ebbe una relazione.
L’edizione che io ho potuto leggere con grande interesse è quella della casa editrice SE, che oltre al testo de “Il libro bianco” e ai 18 disegni realizzati dallo stesso autore, contiene anche quattordici gustosi testi inediti, quindi mai pubblicati prima, le quali, forma e contenuto, sono alquanto audaci soprattutto considerati i tempi nei quali furono scritti e pubblicati in Francia. La traduzione è affidata a Roberto Rossi Testa. I 14 testi erotici sono in forma di poesia e sono riproposti sia nella traduzione in italiano, sia in lingua originale francese, ed è interessante valutare come si è lavorato nella traduzione alle necessarie modifiche, per consentire le rime alternate, pur non stravolgendo il senso originale del testo. Vi è infine una post-fazione affidata a Milorad del 1981 che aiuta a comprendere meglio l’insieme dell’opera, il contesto storico e ideale, e la relazione che unisce “Il libro bianco” con le poesie erotiche, sempre a sfondo omosessuale.
Adesso va fatta una riflessione su come vi sia stato per tanto, troppo tempo, un pregiudizio tra “omosessualità” e “Destra”, che le forze progressiste (socialiste, comuniste, anarchiche), hanno strumentalizzato, per accusare “qualunque destra” di “omofobia”. Il caso di Cocteau è solo uno dei numerosi casi che smentiscono questa tesi. È emblematico non solo il fascismo del poliedrico artista, ma la sua bivalenza tra l’essere omosessuale e allo stesso tempo, fervente cattolico. Il collegamento, non mai sufficientemente analizzato, tra “un certo fascismo” e “una certa omosessualità”, è già indicato nella premessa de “Il libro bianco” con la quale ho introdotto questo articolo. Gli omosessuali che guardavano con simpatia al fascismo, dunque, erano omosessuali che non concepivano quella che Freud definiva “inversione sessuale” come “effeminatezza”, anzi, consideravano l’omosessualità maschile come “virilità” all’ennesima potenza. È un concetto che viene da lontano, dalla civiltà classica greco-romana che aveva una concezione dell’omosessualità ben diversa dalla tradizione giudaico-cristiana, e che per secoli è arrivata fino ai nostri giorni, e che vedrà nel pensiero di Adolf Brand – l’Anarco-individualista – e alla sua rivista culturale omosessuale Der Eigene (prima rivista al mondo rivolta espressamente ad un pubblico omosessuale, fondata in Germania nel 1896, e che ispirerà la componente delle S.A. del nascente nazismo), il punto più alto. Di Adolf Brand e di Der Eigene, ne ho già parlato su questo giornale in precedente articolo, e quindi non mi soffermerò oltre.
Concludo con una necessaria postilla: se è bene ricordare che c’è sempre stata una componente “omosessuale di Destra”, seppur minoritaria e – considerati i tempi – allora contenuta e anche non ben sopportata dalla maggioranza dell’ambiente conservatore, legato alla fede cattolica o ideali “puritani”, ben comprensibili, è giusto non confondere questa considerazione, con le derive odierne che probabilmente non sarebbero accettate neppure da questi intellettuali omosessuali del passato. Nessuna confusione può essere fatta tra omosessualità e omogenetorialità: quest’ultima deve essere osteggiata senza sconti. E nessuna apertura nei confronti della “teoria gender” nelle scuole. E qui, devo fare due osservazioni: la prima è sulla corretta posizione del Governo italiano Meloni sulla reintroduzione nei documenti dei termini “padre” e “madre”, in parte – ahimè – annacquata dalla sentenza della Cassazione, alla quale vorrei ricordare che il termine “genitore”, deriva dal latino “genĭtor”, ovvero, “generare”, generare “biologicamente”, ovvero, “procreare”, e non mi risulta che due persone dello stesso sesso siano nella condizione – in natura – di “procreare”, quindi, non c’è bisogno di scomodare fascismi o conservatorismi, ma lo stesso “liberalismo” trae fondamento dal “diritto naturale”: la legge non dovrebbe essere in contraddizione con il diritto naturale. “Nietzsche affermava che l’unica morale che era consigliabile seguire, era la natura, e se l’omosessualità esiste (anche) in natura, non esiste la procreazione tra due persone dello stesso sesso. Non confondiamo la “procreazione naturale”, con “l’educazione”. I figli non hanno bisogno solo di educazione e affetto.
In secondo luogo, la lodevole decisione del governo – nel momento in cui scrivo – di stoppare il “gender”nelle scuole, precisando che sia necessario il consenso dei genitori. Tale decisione salutata come una vittoria dalla maggioranza di governo, dalla stampa conservatrice e da gran parte dell’elettorato del Centrodestra, mi lascia personalmente un po’ perplesso per “eccesso di prudenza”. A mio avviso, il consenso dei genitori, non è sufficiente; il governo avrebbe dovuto proibire in toto, qualsiasi insegnamento gender nelle scuole, anche se possiamo accettarlo come “un primo passo”.
Se ricongiungiamo questi fatti legati alla cronaca politica attuale con l’inizio del seguente articolo, con la premessa che Cocteau vergò di suo pugno per il suo bellissimo “Il libro bianco” – della quale la lettura consiglio a tutti, senza pregiudizi – “se società che condanna l’insolito come crimine, e ci costringe a modificare le nostre inclinazioni”, direi che a partire dal Sessantotto, la situazione si è invertita, e l’insolito è diventata la norma, e la norma, l’insolito, è la cultura “tardo progressista” vorrebbe modificare le inclinazioni eterosessuali, invertendole, e malgrado una evidente ondata di conservatorismo politico e culturale nel mondo, il “woke” tenta una tenace “resistenza”. Mi permetto di osservare che dovremmo essere più decisi, e “gettare il cuore oltre l’ostacolo”.