Nella verde Irlanda, terra di rivoluzionari, martiri ed eroi, un nuovo movimento politico identitario si accinge a prendersi lo spazio che merita. Si tratta di The National Party, nato da un’eredità gloriosa, ma con lo sguardo ben saldo sul futuro. Lo scorso marzo, a Casaggì, per la prima volta i suoi militanti si sono presentati sulla scena italiana; oggi, su Identitario, si raccontano in esclusiva.
Il vostro partito è decisamente “giovane”: diteci qualcosa di più sulla sua storia, le sue attività, gli obiettivi che lo caratterizzano…
The National Party (An Páirtí Náisiúnta in gaelico) è stato fondato nel novembre del 2016 da un piccolo gruppo di nazionalisti irlandesi, che avvertivano nitidissima la necessità di un nuovo movimento patriottico, capace di battersi anche in sede elettorale. Nel dargli vita, abbiamo pensato all’abbandono delle sei contee della cosiddetta “Irlanda del Nord” da parte del governo irlandese, ai segni sempre più palesi – l’abortismo anti-natalista, per esempio – del disgregarsi della morale cristiana che un tempo rappresentava il tessuto connettivo della nostra Nazione, al declino della cultura gaelica, soprattutto di ár dteanga dúchais (il nostro idioma nativo), unito ai moti migratori sempre più fuori controllo, in Irlanda come in tutta Europa. Nel valutare tutto ciò, ci siamo resi conto di come pure i tradizionali partiti conservatori di Fine Gael e Fianna Fáil avessero lasciato a destra un vuoto politico, vuoto che The National Party ha capito fin da subito di avere il compito ineluttabile di colmare. Sin dall’inizio, dunque, la nostra militanza si è centrata intorno a ciò che chiamiamo An Smaoineamh Náisiúnta (“L’Idea Nazionale”). Nelle parole del rivoluzionario irlandese Padraig Mac Piarais (Patrick Pearse), Idea Nazionale significa mirare a “un’Irlanda non solamente libera, ma gaelica, non solamente gaelica, ma anche libera”. A questo fine, ci siamo spesi senza sosta in eventi collettivi, mobilitazioni, proteste, attivismo comunitario, lezioni di lingua e molto altro, su scala nazionale e locale.
La lotta per la libertà della Patria irlandese gode di grande popolarità fra gli identitari italiani, e il nome Sinn Féin è più o meno noto a tutti. Il Sinn Féin di oggi rimane il medesimo Sinn Féin dei tempi che furono, o qualcosa è cambiato? Come vi posizionate in tal senso?
Più o meno tutti i partiti del panorama politico irlandese odierno hanno radici che risalgono al Sinn Féin, ma nessuno di questi è rimasto fedele agli ideali di quei grandi uomini che ne componevano i ranghi, limitandosi tutt’al più a prodursi in vuoti tributi a parole di cotanta eredità. Quanto poi alla formazione di sinistra che oggi porta il nome di “Sinn Féin”, si tratta niente più che di un’accozzaglia di millantatori. Chiedere se “il Sinn Féin di oggi rimane il medesimo Sinn Féin dei tempi che furono” presuppone l’idea che il Sinn Féin di oggi e quello di ieri mantengano una qualche parentela a connetterli. Beh, non è così. Il Sinn Féin delle origini era un’organizzazione monarchica, orientamento che lasciò in seguito il posto a un già popolarissimo repubblicanesimo gaelico. Nel 1922, la guerra civile portò al governo la branca del partito favorevole al trattato anglo-irlandese, che diede vita a Cumann na nGaedahael, raggruppamento conservatore successivamente evolutosi in Fine Gael; dal canto suo, Éamon de Valera, leader anti-accordista, organizzò la realtà elettorale nota come Fianna Fáil, mentre ciò che restava scelse la via della clandestinità, impegnandosi in una guerriglia a bassa intensità contro l’amministrazione britannica dell’Ulster, conservandosi fedele alle proprie posizioni cattoliche e nazionaliste nei decenni a venire. Tuttavia, la solidità ideologica del Sinn Féin fu sovvertita da quello che possiamo definire un vero e proprio entrismo socialista, che fra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta giunse a lambire persino i vertici dell’IRA, la quale – non a caso – nel 1969 si sarebbe spaccata, dividendosi fra i comunisti dell’“Official IRA” (detti Stickies) e la Provisional IRA, cattolica e nazionalista. Durante i Troubles, i Provos si affermarono come forza di primissimo livello, capace di oscurare gli Stickies e difendere con valore gli irlandesi autoctoni in Irlanda del Nord dai pogrom a base etnica e confessionale che i lealisti puntualmente scatenavano loro contro. Purtroppo, la contaminazione entrista finì per toccare anche loro, come pure il braccio elettorale del movimento – il Sinn Féin, appunto (nel 1998, ecco il partito propugnare “un’immigrazione in Irlanda priva di restrizioni”). Dal 2016, An Páirtí Náisiúnta si erge come avversario sia dell’ordine liberale al potere, sia della falsa opposizione capitanata dal moderno Sinn Féin, che ogni giorno di più sputa sull’eredità che il nome che usurpa rappresenta, e che sempre più irlandesi correttamente identificano come una masnada di traditori, complici di ogni piano di ingegneria sociale messo in atto dal governo da venticinque anni a questa parte. Se noi esistiamo, è per portare alta la torcia del nazionalismo irlandese lasciata miseramente cadere proprio dal presunto Sinn Féin, e dar voce al sentimento identitario che in ogni parte d’Irlanda continua a dilagare.
Nel prossimo futuro, quale impatto ritenete avranno la Brexit e un’immigrazione sempre più incontrollata sulla vostra azione politica? Da militanti nazionalisti irlandesi, come valutate di salvaguardare l’Identità della vostra Patria, portandola intatta oltre tempi tanto bui?
In realtà, la Brexit non ha influito più di tanto sui flussi migratori che interessano le nostre coste. Anzi, a subirne maggiormente le maree, la Gran Bretagna. Piuttosto, è stato il cosiddetto “Rwanda Plan”, messo a punto dall’establishment britannico, a sversare masse di richiedenti asilo proprio in Irlanda, a torto o a ragione considerata nell’area un “ventre molle” in materia d’immigrazione. L’Irlanda – non lo si dimentichi – è una madrepatria, e solo quando tornerà a essere davvero tale, governata da un’autorità statale al servizio del popolo che amministra e non viceversa, potrà considerarsi finalmente al sicuro. Nel corso dell’ultimo millennio, la storia irlandese è stata caratterizzata da un’Irlanda gaelica ma non libera; recentemente, invece, abbiamo avuto un’Irlanda libera, ma non più gaelica. Godere formalmente di una sovranità nazionale è inutile se non vi sono leader disposti a implementarla. Prima o poi, ci penserà The National Party, quando, assumendo le redini del potere, sarà libero di mettere in salvo il domani della nostra Nazione.
Óige Náisiúnach e Azione Studentesca, dinamiche e ardite fucine di una nuovissima generazione di patrioti. In un’ottica militante, che ruolo può e deve svolgere la gioventù?
Entrambi i movimenti, espressione della migliore gioventù dei rispettivi Paesi, sono indiscutibilmente fari di speranza. Esperienza e saggezza vanno a braccetto, è vero, ma la purissima energia della giovinezza non ha eguali, e genera in chi crede un’adesione alla causa impermeabile ai compromessi. Nel nostro percorso, il ruolo svolto da Óige Náisiúnach è stato e continua a essere fondamentale. I suoi membri rappresentano l’ala più genuinamente radicale del movimento, e con la loro azione impediscono al partito, coi suoi quadri, i suoi impegni istituzionali e i suoi grattacapi elettorali, di smarrire la propria visione. Attivismo comunitario in ogni sua forma, militanza densa di un amore spassionato per l’Irlanda, la sua geografia, la sua lingua, la sua architettura e tutto il resto: questo è Óige Náisiúnach. Niente, infatti, niente come l’amor di patria di uno spirito giovane, intriso della propria cultura nazionale, sgretola altrettanto efficacemente la disperazione e il disfattismo. In tal senso, l’azione quotidiana e i risultati raggiunti dai nostri e dai vostri giovani nazionalisti ci riempiono di fiducia, assicurandoci che l’avvenire della causa è in ottime mani, in Irlanda e in Europa.