Houël: il Gran Tour di Sicilia del ‘700 e il mistero della guglia di Marcello

Ott 4, 2024

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Tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, artisti europei come Brydone, D’Orville, Houel, Denon, Goethe, Maupassant, e molti altri, intrapresero un viaggio alla scoperta dell’ Italia, della cultura europea, della civiltà’, della vita politica e culturale. La tappa decisamente più’ significativa fu la Sicilia, e il viaggio prende il nome di Gran Tour di Sicilia.
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Spinti da spiccata voglia e curiosità di visitare l’isola per i suoi monumenti, le sue innumerevoli feste religiose e per le influenze del mondo greco e romano, che ne facevano dell’isola della Trinacria un mito, al punto che, ogni qual volta un viaggiatore vi soggiornasse sentiva il bisogno di trascrive in un diario di viaggio, o di rappresentarne i luoghi in dipinti e guazzi, come ad esempio Goethe nel suo Faust, o Vivant Denon che dipinse i luoghi di Siracusa che espose al museo del Louvre una volta diventatone direttore.
Uno degli artisti che più’ rimase colpito dalla Sicilia e in particolare da Siracusa, fu’ il francese Jan Pierre Houel. Incisore e pittore francese, Houel visita la Sicilia ben due volte, nel 1776 e nel 1880, facendosi addirittura finanziare il secondo viaggio dal governo francese.
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Una permanenza fin troppo lunga quella del francese per essere definita un esperienza turistica. Houel, difatti, si integra talmente bene che trova del tutto naturale stare tra la gente del luogo, partecipare alle feste religiose come il Corpus Domini e riesce addirittura a farsi molti amici tra i residenti che contribuiscono notevolmente nel percorso delle varie sue tappe e nella visita monumenti che decide di visitare e, soprattutto, nell’insegnamento della lingua.
L‘artista dunque resta affascinato da quella gente che fino ad allora non aveva avuto grandi rapporti con visitatori se non con i mercanti che affollavano i porti, come quello di Siracusa, città di cui ne resta affascinato e che duramente si trova costretto a smentire il predecessore viaggiatore scozzese, Patrick Brydone, che descriveva Siracusa la città più’ squallida che avesse visitato.
Proprio a Siracusa, Houel decide di fare visita alla Guglia di Marcello e che successivamente raffigurò in un guazzo. Un opera muraria piramidale che fu oggetto di molte controversie per la sua attribuzione. La più’ attendibile e che rimane tale, è che fu eretta dai romani per onorare il console Marcello per aver conquistato Siracusa, ma alcuni scrittori del periodo narravano di un elogio alla città di Siracusa per aver sconfitto Atene, altri ne collocano una destinazione di opera funeraria.

Il ruolo della Sicilia fu dunque, nella visione Europea, molto incisiva non solo dal punto culturale, ma anche per gli stessi siciliani fu il pretesto per aprirsi e coltivare la voglia di conoscenza e di far conoscere la propria identità al resto d’Europa, identità che li rendeva orgogliosi e che si accorsero avere un valore inestimabile. Una volontà immutata ancora oggi, che rende un viaggiatore del Gran Tour del ventunesimo secolo, chiunque scelga di cogliere e percepire la Sicilia.

 

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